Di Ted Talks ne ho visti un botto.
I Ted per me si dividono in tre categorie: quelli che mi piacciono, quelli che mi insegnano qualcosa e quelli di cui divento dipendente, perché mi fanno sperare che le cose possano cambiare davvero.
Fuori categoria c'è il Ted (un po' datato, a dirla tutta) di Scott Galloway, dal titolo eloquente: “Come Amazon, Apple, Facebook e Google manipolano le nostre emozioni”.
55 anni, palestrato e fashionista, il professor Scott insegna Brand Strategy e Digital Marketing alla New York University; non gli avrei prestato grande attenzione se non avessi ascoltato distrattamente l'incipit del suo discorso: "Allora, questa è la prima e ultima diapositiva che ognuno dei miei 6.400 studenti ha visto negli ultimi 15 anni".
Ce l'ho anch'io, la mia diapositiva di inizio e fine dell'anno scolastico.
È questa:
1933: una folla immensa celebra la vittoria di Hitler con il saluto romano mentre un uomo, che finirà i suoi giorni nell'anonimato del dissenso, resta orgogliosamente con le braccia incrociate. E sfida, da solo, il potere del bandito. Senza violenza, senza parole.
Tutti gli anni obbligo i miei studenti a inchiodare questo scatto nelle loro menti.
E così, quando Scott ha dichiarato di avere la necessità compulsiva di condividere un'immagine con i suoi discenti, non ho potuto che scoprirne le ragioni.
La sua diapositiva è questa (a dire il vero l'ho riprodotta su Canva, non ho potuto resistere!):
Vado di spiega.
Se la tecnologia ci ha resi i Sapiens più evoluti finora comparsi sul pianeta, il prezzo da pagare è stato altissimo: quando oggi si parla di "valore" si intende il valore per gli azionisti; il resto conta poco.
Che cosa ci è successo?
La risposta è drammaticamente facile.
Ci sono quattro ospiti tecnologici che hanno colonizzato i nostri organi vitali.
Quando i bambini sono malati chiediamo al dio Google, che parla al nostro cervello, se guariranno e ci fidiamo delle sue risposte più di quanto ci siamo mai fidati degli oracoli del passato.
Se sentiamo il bisogno di amare e di essere amati spunta Facebook (con Instagram e WhatsApp al seguito) a pompare la nostra autostima e a gratificarci con un vagone di like per il dolce che abbiamo appena postato.
Quando i nostri intestini ci chiedono di consumare c'è Amazon che provvede a sfamarci.
Se poi sentiamo il bisogno ancestrale di spargere il seme della nostra stirpe perché la progenie sia più tech & trendy, ci aiuta Apple a farlo.
Siamo tutti seguaci dell'innovazione e della digitalizzazione, perché ci fanno sentire eternamente giovani. E non importano i costi che la Storia ci chiederà di pagare: per ora non ce ne accorgiamo.
Il Ted di Scott Galloway mi ha convinto che no, forse il mondo non si cambia.
E allora non ci resta che smascherare i cattivi.
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